sabato, Aprile 20, 2024
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Export dell’agroalimentare italiano: boom nel 2017

di Gianluca De Angelis

Il 2017 si appresta ad essere un anno storico per l’export dell’agroalimentare italiano, che in questi mesi finali avrà, secondo le stime di Nomisma Agrifood Monitor, un ulteriore boom. Le esportazioni dei prodotti italiani, infatti, supereranno presto la cifra di 40 miliardi di euro, oltre il 6% in più rispetto al 2016: in cima alle classifiche dei prodotti più esportati restano gli intramontabili vino, olio, formaggio e pasta, da sempre emblemi del Made in Italy e che già da soli costituiscono circa il 65% delle esportazioni agroalimentari complessive. Più nel dettaglio, i principali aumenti di quest’anno sono stati un +7% per il vino e  +9%  per i formaggi.

Le magnifiche Quattro – Un altro dato molto interessante è come oltre il 60% dell’export italiano faccia riferimento ad appena 4 regioni: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, mentre tutto il Sud del Paese incida ancora per meno del 20%. Sicuramente incisive (per quanto non incoraggianti) su questi dati sono la maggiore presenza di imprese e di reti infrastrutturali in queste aree e una struttura più “market oriented”. Anche in fatto di crescita, le imprese settentrionali si vedono posizionate più in alto rispetto al resto d’Italia: se nel primo semestre 2017 le regioni del Nord Italia hanno messo a segno una crescita di oltre il 7% nelle vendite oltre frontiera, infatti, quelle del Mezzogiorno si sono assestate a malapena sul +2%.

Russia e Cina in pole position – Per quanto riguarda i mercati di destinazione, sono soprattutto i paesi extra-Ue (seppure rappresentino ancora meno del 35% dell’export totale) ad essere cresciuti maggiormente. In particolare è stato registrato un forte aumento in Russia e Cina, che hanno incrementato gli acquisti di prodotti agroalimentari italiani del 20%, nonostante il loro “peso” continui a essere marginale sul totale dell’export (meno del 2%). In linea invece con la media di settore le esportazioni verso Nord America e paesi Ue.

Chi deve fare che – Dall’analisi di Nomisma Agrifood Monitor è inoltre emerso un dato molto interessante, e cioè che questo boom positivo si è sviluppato molto poco nel contesto delle imprese alimentari medio-grandi (quelle con più di 50 addetti) che rappresentano appena il 2% del totale; predominante è risultata invece la frammentazione dell’offerta. Prendendo ad esempio altri paesi competitor – come la Germania – l’incidenza delle grandi imprese arriva invece al 10% del totale: questa può essere una spiegazione efficace del perché le esportazioni italiane, per quanto in crescita, siano ancora molto inferiori a quelle francesi (59 miliardi di euro) o tedesche (73 miliardi).

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