martedì, Aprile 23, 2024
AgricolturaAmbiente

Salviamo la grande bellezza italiana

A Roma gli Stati generali del paesaggio. Presentato il I Rapporto ufficiale, un dossier di quasi 500 pagine. Accorato grido d’allarme dei Beni culturali per salvaguardare il nostro territorio, troppo spesso maltrattato e vittima della speculazione. Come è cambiato il paesaggio rurale.

di Barbara Civinini

In due giorni di dibattito, il 25 e il 26 ottobre, a Roma, nella splendida cornice di palazzo Altemps, quaranta esperti hanno fatto il punto su ambiente, territorio, agricoltura, sicurezza, legalità, identità, cultura, sviluppo, comunità, bellezza e futuro del nostro Paese. A poco meno di vent’anni dalla Conferenza nazionale del Paesaggio del 1999, il ministero dei Beni Culturali e del turismo ha lanciato gli Stati Generali del Paesaggio, come occasione unica di riflessione e di approfondimento sul futuro delle politiche paesaggistiche in Italia. L’idea nasce dalla consapevolezza che il paesaggio, con l’ambiente e il territorio, costituisce il contesto in cui vivono i cittadini. Non a caso i lavori della seconda giornata sono stati aperti dalla lectio magistralis del cardinale Ravasi, dal titolo “Pose l’uomo nel giardino per coltivarlo e custodirlo. Paesaggio, spiritualità e cultura”.

Le regole del gioco negli ultimi anni sono profondamente mutate, a partire dal complesso gioco di competenze articolate fra Stato, Regioni ed Enti locali. A poco meno di quindici anni dal Codice del Paesaggio e alla luce degli impegni assunti con la ratifica della Convenzione europea è necessario mettere in campo una vera pianificazione per l’intero territorio nazionale. Il paesaggio non è una semplice miniera da sfruttare, è necessario piuttosto farlo diventare un centro di produzione e rigenerazione attraverso attività agricole, artigianali e culturali.

I dati emersi dal I Rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio – quasi 500 i dossier – messo a punto dell’Osservatorio del MiBACT e presentato ufficialmente a Palazzo Altemps, sono preoccupanti. Emerge un’interazione dell’uomo con il paesaggio agricolo molto forte, mentre l’erosione da abbandono cresce più velocemente di quella da urban sprawl (espansione verso l’esterno delle periferie urbane). Aumenta molto anche l’indice di frammentazione delle grandi aree rurali, a cominciare dalla Pianura Padana. Il 40% del territorio nazionale, infatti, risulta classificato in aree a frammentazione elevata o molto elevata.

Questo Rapporto che presenta al pubblico per la prima volta uno stato dell’arte completo, ha detto Franceschini, costituisce il punto di partenza per ogni futuro intervento. Sul paesaggio intervengono, direttamente o indirettamente, quasi tutte le scelte di politica economica e sociale, da quelle infrastrutturali, all’edilizia, all’energia, all’agricoltura. Il problema è come coinvolgere sinergicamente i diversi livelli istituzionali. La Convenzione europea, firmata a Firenze nel 2000, indica il paesaggio come un elemento importante della qualità della vita tanto nelle zone rilevanti quanto in quelle della vita quotidiana, nei centri storici come nelle periferie. Anche i padri costituenti, con lungimiranza, riconobbero il valore etico-culturale del paesaggio, stabilendo un legame inscindibile tra sviluppo, ricerca, cultura, ambiente e tutela del patrimonio artistico-architettonico. Dunque la strada è già tracciata. Il paesaggio è l’espressione iconografica delle genti che lo abitano e lo trasformano, è lo specchio della loro cultura e intelligenza: solo la consapevolezza della sua importanza può garantire la conservazione delle eccellenze e vincere il degrado e l’abbandono. La manifestazione è stata conclusa dal premier Gentiloni e dal ministro Franceschini.

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